La Provincia, Patrimonio dell'Umanità. È questo il mantra che accompagnerà le mie recensioni. Dopo il successo della mia ultima recensione, resto nel territorio del comune di Montepaone per raccontarvi la mia piacevole esperienza ai tavolini di SOVERATO DOLCI. Chi non frequenta la zona, crederà che abbia problemi di geolocalizzazione, ma non vi è nessun errore. La denominazione di questo locale è semplicemente dovuta allo sdoppiamento, nel territorio di Montepaone, di uno dei più antichi e rinomati bar soveratesi. La versione gemella di Montepaone non delude. Il bar si presenta ottimamente, con un bancone razionale che suddivide le varie aree di consumazione (pasticceria, zona aperitivi, caffetteria, cornetteria). Ma il vero piacere è dato dalla consumazione ai tavoli esterni (ce ne sono anche all'interno). Il bar meridionale, tanto più in provincia, presuppone la lenta consumazione al tavolo, dove la "relazione" con un caffè "espresso" può durare 20 minuti ed oltre. I tavolini sono ben disposti lungo l'area esterna, leggermente sopraelevata e valorizzata da comode sedute; ancor più intrigante è la terrazza posta al lato del bar. Il servizio è attento e sempre cordiale, i prodotti ineccepibili. Un bar di serie A. Quello che mi fa sbilanciare è, soprattutto, la qualità e l'omogeneità della proposta complessiva, in ogni stagione. Generalmente, invece, i pubblici esercizi nelle nostre zone turistiche subiscono, da settembre a giugno, l'effetto "fisarmonica", richiudendosi su se stessi in merito a qualità e servizi offerti. Una costanza che è stata premiata da un continuo via vai di clienti, non occasionali, visto che la posizione non è neanche sulla principale strada di transito. Insomma Soverato Dolci a Montepaone (ma anche a Soverato) è uno dei tanti validi motivi per vivere beatamente in Provincia, Patrimonio dell'Umanità.

Non tutti i Bar vanno giudicati per la miscela del caffè, la schiuma del cappuccino o la fragranza dei cornetti. Secondo il mio immodesto parere un Bar che si rispetti, essendo un contenitore di persone, va giudicato antropologicamente dalla personalità del gestore e dalle caratteristiche della fauna che lo frequenta. Il mio Bar ideale è infatti quello narrato da Stefano Benni in "Bar Sport", archetipo di tutti i Bar e prova testimoniale dell'eliminazione della Provincia solo in quanto Ente, perchè, in quanto stile di vita, la provincia, patrimonio dell'umanità, è immortale. Il Bar con il quale inizio la mia attività di recensore è quello dei fratelli Gerace, a Montepaone Lido, appunto il "BAR GERACE". Non casualmente, ho scelto di "raccontarvelo" fuori stagione, quando la fauna locale non viene sepolta dal turismo estivo. E poi il Bar Gerace porta fortuna perchè, come riportato sulle cronache nazionali, è stato teatro di una fortunata e sospetta (ma solo per i "fetusi" nordici) doppia vincita, milionaria e ravvicinata, al Superenalotto. In questo locale, in realtà, l'elemento Bar è un'alibi, una "copertura", perchè qui è il gioco a farla da padrone, sia inteso come ricerca della fortuna, sia come scherzo, divertimento e presa in giro. La prima sala è dedicata proprio al gioco; la classica ricevitoria, corredata da slot machine; computer a disposizione dei clienti per valutare le quotazione delle scommesse e un grande TV per seguire, in diretta, gli avvenimenti sportivi. Nella seconda sala, il bar vero e proprio, con il classico bancone e due camerieri, ancor più classici, che, a turno, evadono le ordinazioni dei clienti, con gentilezza e attenzione. La sala è fornita di tavolini e di un altro mega TV a disposizione della clientela. Ma il vero spettacolo non è in TV ne sui campi di gioco, ma all'esterno del locale, sotto l'ampio porticato, dove, seduti sui numerosi tavolini, personaggi degni dei libri di Montalbano si sfidano in interminabili partite a carte. L'area bar è quindi circondata, messa spalle al muro dagli ambienti di gioco. Questi, a loro volta, mi appaiono diversificati a livello generazionale: nella prima sala i Giocatori Nativi Digitali e, sotto il portico, i tradizionali, e più anziani, Giocatori Nativi Cartacei. Non pensate quindi ai tipici, squallidi, ambienti dove il gioco fa sentire a disagio i normali avventori. L'atmosfera generale è allegra e serena, battute a iosa e sfottò di matrice calcistica, ma anche educazione e rispetto; toni e volumi mai sopra le righe. Un locale accogliente, luminoso e arioso, grazie alla "regia" dei fratelli Gerace, sempre cordiali, disponibili e, di conseguenza, benvoluti da tutti. Il mio consiglio è quello di fare una giocata minima al Superenalotto, accomodarsi nella saletta interna, ordinare un cappuccino+cornetto e godersi lo spettacolo della provincia. Del resto se anche la Fortuna, quella grossa, si è voluta sedere allo stesso tavolino, due volte a distanza di pochi giorni, un motivo ci sarà.

A volte ritornano. Una gelateria che aveva lasciato il segno a Catanzaro, in Via De Seta (Bellavista), dopo una parentesi meno felice su Corso Mazzini, ritorna dove tutto aveva avuto inizio e recupera l'antico splendore (e forse anche la giusta motivazione). Lo staff (piena gestione familiare) della Creperita, attività conosciuta e apprezzata in città, è tornato sul "balcone" più bello di Catanzaro, prendendo possesso di un bel locale, ampio, luminoso e con uno spazio esterno altrettanto esteso, per la lunga stagione calda catanzarese. La Creperita punta, come sempre, sul suo prodotto bandiera, il gelato, ma è assolutamente adatto anche per un semplice caffè in pieno relax. Veniteci nel pomeriggio quando i ritmi sono blandi ed il locale si presta ad una consumazione slow, seguita da una passeggiata lungo Bellavista, che vi consentirà di riconciliarvi con il caos urbanistico di questa città. Capirete allora che "gli antichi" avevano scelto una posizione (oggi diremmo "location") invidiabile per questa maltrattata cittadina. Il gelato è buono, il locale piacevole e il servizio attento, ma è la sede selezionata che fa la differenza con le altre gelaterie cittadine.

Mi sono accorto, con un mini sondaggio popolare (parenti e amici), che pur trovandosi in centro, posizionato in una strada ad elevato passaggio, pedonale ed automobilistico, pochi conoscono questo bar. E pochissimi sanno che lo stesso dispone di una comoda saletta interna, al piano superiore; e allora faccio io da cicerone, anche perché sono spesso qui a consumare l’aperitivo. Comincio proprio da qui, consigliandolo sia per la ricchezza e la fragranza degli stuzzichini annessi, sia per la gradevolezza e la discrezione della saletta che si presta ad un tete a tete o anche ad un incontro con gli amici. Altro punto forte è la pasticceria, che è presente sia al bancone del piano terra , sia, la domenica, al piano superiore, dove potrete scegliere come allestire il vostro vassoio per il rito delle “pastarelle”. Mi risulta che i proprietari gestiscono anche il Bar Picnic (vicino il Liceo Classico) e la storica pasticceria S.Antonio. Insomma non proprio degli improvvisati; vi basta per frequentare il Dany & Ross?

Il quartiere di Catanzaro Lido ha indubbiamente beneficiato dello spostamento del baricentro cittadino su Germaneto, nuova sede del Polo Universitario, della Cittadella Regionale, Ospedale e quant’altro. D’estate poi la Marina si trasforma e si moltiplicano i bar e le attività di ristorazione. Io, che non amo frequentare i “soliti posti”, ne approfitto per scoprire nuovi locali; così, quasi casualmente, mi imbatto in un “autoproclamatosi” Fashion Cafè, vicino la storica pizzeria “Ciro”, a due passi dal lungomare anche se in una zona priva di attrattive. La prima impressione è stata quella di essere capitato in un luogo veramente “poco fashion”, anzi quasi demodè. Pareti viola e divanetti bianchi; frasi ispirate e motivanti trascritte sulle pareti e perfino tatuate sul collo della barista (o proprietaria ?). Insomma una pausa-caffè leggermente allucinante per stile e buon gusto. Poi, in colpevole ritardo, ho l’illuminazione e mi accorgo che l’unico “fuori fase” sono proprio io. Loro in realtà sono pienamente sintonizzati con il luogo in cui operano e interpretano perfettamente il “genius loci” marinoto. Uno stile sublimato dal nuovo mosaico di Mendini che, da vero artista, ha colto pienamente lo spirito del luogo e lo ha riproposto sul “lungomuro”, realizzando un intervento che altrove sarebbe stato bollato come un “interno piastrellato di una macelleria”, ma che a Lido è armonioso e unificante. Tutto molto fashion. Quando ci si accorge di aver valutato un locale con pregiudizio si manifesta un pentimento subitaneo e immediatamente si riconsidera positivamente il tutto. Solo ora noto il sorriso sincero e coinvolgente di chi mi serve, la buona qualità del caffè e la comodità delle sedute. Da allora appena posso vengo qui, mi siedo e consumo con calma, meditando sulla frase di Jim Morrison riportata su un cassonetto interno della serranda. Consiglio questo bar a tutti.

Salto da Materdomini a Siano per descrivervi (consigliare è eccessivo) il bar di riferimento della zona: lo Chalet. Il bar si trova sulla strada principale che porta appunto all’abitato del quartiere Siano di Catanzaro. La struttura, recentemente rinnovata e ampliata si snoda principalmente su due aree: la zona dedicata propriamente al bar e quella riservata ai giochi. In entrambe si nota subito l’ordine, l’igiene e il grande assortimento di prodotti e di servizi. Un bar ineccepibile per proposta complessiva e professionalità gestionale. Non posso però non fare menzione sulla “fauna” che frequenta il locale, dovuta sia all’effetto periferia, sia alla specifica peculiarità del quartiere (la presenza di una casa circondariale condiziona inevitabilmente la percezione che si ha di un quartiere, esattamente e inversamente a come un teatro o un museo lo qualificano). A chiudere il cerchio la zona giochi che, purtroppo, in qualsiasi bar è sinonimo di comportamenti degni di un biliardo (se va bene) o di una bisca clandestina (nel peggiore dei casi). Insomma, quando passo, pur non avendo mai avuto testimonianza diretta di episodi specifici, prendo volentieri un caffè o altro, ma avverto un disagio concreto e sicuramente non sono ispirato a consumare in uno dei tavolini pur presenti. La cosa che mi ha sempre colpito, però, è l’assoluta impermeabilità all’ambiente da parte dei gestori (credo marito e moglie). Lui sempre gentile e professionale, misurato ed elegante in ogni suo gesto; lei, più riservata e meno empatica, ma altrettanto concentrata sul lavoro. Insomma un caso da studiare; una gestione da applausi, soprattutto in considerazione degli handicap ambientali. Li vedrei bene a gestire un bar in centro città o una bella struttura turistica.

Catanzaro è una città notoriamente divisa, con quartieri che somigliano più a frazioni indipendenti, e in ogni zona (Centro – Siano – Materdomini – Lido – Santa Maria – Barone……) esistono dei punti di riferimento di aggregazione sociale e gastronomica. Oggi, trovandomi a Materdomini, vi segnalo quello che da molti anni è il bar di riferimento del quartiere: Foti. Si trova su via Tommaso Campanella, nei pressi di una fermata dell’autobus e soprattutto adiacente ad un’importante struttura sanitaria e quindi in una favorevole posizione per l’effetto calamitante esercitato da questa. Unica nota sfavorevole per quanto riguarda la posizione è la difficolta di trovare posteggio per una sosta veloce. Il bar-pasticceria si sviluppa su una pianta quadrata, con una colonna centrale. Il bancone occupa due lati, con aree riservate e distinte per pasticceria e rosticceria e, al centro, la zona consumazioni. Il resto del locale è occupato da alcuni tavolini e da aree espositive. Il bar utilizza il caffè Illy ed è particolarmente rinomato e frequentato per la pasticceria. Le note dolenti, a mio personalissimo parere, sono due. La prima è riferita al disordine che si avverte all’interno, come se si trattasse più di un deposito che di un’area aperta al pubblico. Questo trasmette, automaticamente, una percezione di trascuratezza e quindi di disagio per la clientela. La seconda, in linea con la prima, è la mancanza di attenzione rivolta proprio alla clientela. Più volte ho avvertito la netta sensazione di essere invisibile; titolare e staff, pur non essendo mai sgarbati, non puntano certo su empatia ed accoglienza. Invito quindi i gestori ad apportare le dovute attenzioni in sala e a correggere la fase di approccio, anche perché il quasi monopolio di quartiere è giunto al capolinea con la recente apertura in zona di un concorrente con caratteristiche simili (vedi recensione della “collega” Segugia Etadiabete sul bar-pasticceria Dolci momenti). Chissà che la concorrenza non si riveli, ancora una volta, lo stimolo più potente per migliorare, nell’interesse proprio e dei clienti.

Con un'amica decidiamo di andare a visitare il Centro Commerciale "Valle del Corace" poiché non lo avevamo mai visto (a dire il vero non è che se ne parli granché, ma la curiosità, si sa, è donna!). Dopo un giretto alle varie (a dire il vero pochine) attività del centro, decidiamo di prendere un caffè prima di andare via. Però non vedendo alcun bar e decidiamo di chiedere, così ci viene indicata la strada per arrivare a I TRE MOSCHETTIERI. L'attività è, non si capisce perché, poco visibile dall'esterno in quanto nascosta da una vetrata che funge da portico chiuso. Il locale è in realtà un bar-pizzeria ampio e luminoso, con arredi moderni. L'impatto iniziale è molto gradevole. Ci avviciniamo al bancone bar e veniamo servite da un giovane e gentile barman che ci consiglia, oltre al caffè richiesto, un ottimo cornetto. Ci informa inoltre che a pranzo si possono gustare tanti buoni piatti cucinati artigianalmente all'interno del locale. Onestamente non so chi frequenti il bar pizzeria oltre ai dipendenti e ai pochi avventori del Centro Commerciale, poiché le attrattive sono davvero inconsistenti. Certo che io e la mia amica abbiamo deciso, quando saremo di passaggio sulla strada per Lamezia, di premiare questo locale che meriterebbe molta più visibilità.

Complice un’amica da consolare esco fuori zona (molto relativamente, in pratica cambio solo quartiere, ma noi golose siamo anche pigre) e sulla strada principale (o l’unica?) del quartiere Materdomini vengo folgorata da un’insegna che non avevo mai notato: “Bar Pasticceria Dolci Momenti”. Passi per il bar, ma la dicitura Pasticceria fa scattare in me un meccanismo atavico, una sorta di allarme primordiale che mi induce, più e meglio di un autovelox, a rallentare, fino a fermare l’auto (a mia insaputa, come si usa dire di questi tempi). La mia amica, che è indigena, mi conferma che è un locale semi-nuovo, nel senso che è un’attività già operativa nello stesso quartiere, ma che ha effettuato da qualche anno un trasloco. Anche la palazzina a due piani che ospita la pasticceria è di recente costruzione (ancora costruiscono?) e mentre il piano terra è sede di un negozio dedicato alle future spose, al primo piano, con gelati, torte e pasticcini, contribuiscono a far fallire la prova dell’abito nuziale. La sede della pasticceria non è molto grande, ma caratterizzata da bei colori in “tema”: bianco panna, allestimenti color cioccolato e un bel pavimento lucido dalle nuances caffè. Oltre ai pochi tavolini interni, ve ne sono altri disposti nelle terrazze esterne (con vista sul Gran Premio di Materdomini). La mia amica mi conferma che la pasticceria, anche nella precedente sede, aveva raccolto già un bel successo per la qualità e la varietà proposta; io, da esperta, sono più cauta nel giudizio e mi ripropongo di tornare con maggiore frequenza prima di esprimere un parere motivato. Del resto, la mia amica attraversa un momento delicato e quindi non sarà difficile avere l’opportunità di tornare in questo luogo zuccheroso. Le amiche a questo servono. Nell’attesa di tornare e continuare la degustazione invito i colleghi Segugi e gli emeriti Cavalieri ad esprimersi su questa attività; magari nel fine settimana dopo la movida, visto che lo scontrino comunica che il sabato notte il bar è aperto nostop.

Un microbar e un macrobarista. A Catanzaro Giacomelli vuol dire caffè; tutti conoscevano il padre, mitico coffee-express e tutti conoscono i figli, sempre dediti a questa professione con entusiasmo, impegno e simpatia. Uno dei due, Michele, dopo averci indotto per anni alla “sosta obbligata”, stile Pit Stop, presso un distributore di carburante su viale De Filippis, all’uscita di Catanzaro, ha fatto il grande passo e ha rilevato un bar sul Corso Mazzini, in pieno centro. Subito i nuovi clienti si sono aggiunti a quelli storici e il bar è diventato meta di c.ad a. l. d. (caffè ad alti livelli dipendenti). Effettivamente qui la specialità è proprio il caffè e vi stupirete a scoprire in quanti modi può essere personalizzato. Personalmente il mio “must” è quello alla crema di limone. Altra specialità sono i tramezzini, preparati personalmente, con fantasia e personalità, dal titolare. Per essere sinceri nell’ultimo periodo il locale mi è sembrato leggermente trascurato e ho notato un calo rispetto allo standard abituale. Probabilmente Michele e la moglie, che non hanno dipendenti, accusano la fatica di un’attività che non concede pause, fisiche e finanziarie, ma noi “fans” del caffè d’autore lo incoraggeremo a resistere e rilanciare.

Le mie ossessioni gastronomiche: i dolci, mi perseguitano anche in trasferta e nella prima domenica di Primavera, complice una gita a Soverato ho voluto fare visita ad una mia vecchia amica: il Bar Morè. Per i pochi che non lo conoscessero, si tratta di uno dei bar più frequentati, non solo d’estate, di Soverato. La fama è sicuramente meritata, perché gelati, granite e anche la pasticceria sono veramente di buona fattura, ma non solo il livello qualitativo è rimasto tale e quale, purtroppo anche l’arredo e l’illuminazione del locale sono praticamente inalterati dai tempi di Rischiatutto. Bisognerebbe comunicare ai gestori che noi clienti siamo affezionati alle orzate, ma non a sedie e tavolini di plastica. Io comunque ho compensato le note antiestetiche con una elegantissima brioche con gelato; i gusti da scegliere sono pochi, ma questo mi rassicura sulla loro artigianalità, sono maggiormente preoccupata dai locali che propongono il gusto “Puffo” e mi inquieta chi lo richiede. Per fortuna nelle viuzze vicine ci sono tante vetrine di negozi molto carini e soprattutto c’è il mare a riappacificare il rapporto tra gusto e vista.

Andare al bar per comprare un libro o sfogliare un libro per gustare un caffè? Questo è il problema. Più che un problema, in realtà è un’opportunità che questa libreria, appartenente ad una catena nazionale (in Calabria è presente anche a Cosenza), offre ai suoi clienti. Aperta da qualche anno, nel principale corso di Catanzaro Lido, questa libreria-bar si è distinta in questo periodo iniziale per l’interessante proposta complessiva, densa di incontri con l’autore, presentazioni di libri, degustazioni e iniziative culturali di ogni genere, diventando in poco tempo uno dei miei luoghi preferiti. Vi consiglio di frequentarlo e se non siete dei lettori, sostenetelo facendo colazione, consumando un aperitivo o semplicemente prendendo un caffè. Non posso sostenere che sia il miglior bar di Catanzaro Lido, perché ovviamente lo spazio destinato alla caffetteria è esiguo e neanche troppo comodo ma, senza temere smentite, posso assicurare che l’atmosfera che si respira in questo luogo è unica. Si avverte immediatamente che ogni gesto è connotato da passione ed entusiasmo, poiché tutti possono aprire un bar (e purtroppo ce ne accorgiamo ogni giorno), ma non è da tutti cimentarsi, tra l’altro nell’era di Amazon, nell’apertura di un posto simile. L’aroma del caffè qui si amalgama con il profumo della cultura, ed è nostra responsabilità, in particolare in territori culturalmente retrogradi come il nostro, contribuire a far si che questa originale fragranza persista, il più a lungo possibile, nell’ambiente che viviamo.

Solo a vedere l’insegna mi sale la glicemia e purtroppo (o per fortuna) l’insegna la vedo praticamente ogni giorno perché il bar è proprio sulla via Indipendenza a Catanzaro, forse la via di scorrimento più trafficata della città. Confesso che spesso non mi limito a vedere solo l’insegna, ma la oltrepasso (lasciate ogni dieta voi che entrate) e mi incanto dinanzi alla pasticceria in bella evidenza. Questo stato di estasi mi coinvolge fin da quando ero piccola e mio padre, la domenica, si fermava a prendere la tradizionale guantiera di paste. Forse perché allora si mangiavano meno dolci o semplicemente perché ci fermavamo all’una e mezza, quando l’appetito rasentava la fame, ma quei ricordi condizionano ancora i miei cinque sensi. La qualità della pasticceria del Bar Moniaci mi sembra aver conservato i valori di allora, ma devo dire che anche la rosticceria è di buona fattura, anche se la scelta è limitata. Per il caffè chiedete ad altri segugi, perché io praticamente non ne bevo e quindi non mi ritengo una fonte attendibile. L’altra specialità del bar è purtroppo l’accoglienza poco calorosa del titolare (alcuni avventori sostengono che la dicitura della targa esterna “dal 19..” in realtà andrebbero completata in “non sorride dal 19..”). La naturale conseguenza è che anche i banconisti, garbati ed assolutamente professionali, risultano distaccati. Sarà un caso (e non lo è), ma la stessa saletta interna, sufficientemente ampia e veramente ben curata, mi è sempre sembrata respingente, come se il clima freddo e impersonale della gestione avesse permeato anche i muri. E allora mangiamoci un babà a volo e via!

Ho avuto modo di fermarmi più volte in questo bar pasticceria, situato sul principale viale di collegamento tra Catanzaro centro e il quartiere Santa Maria, vicino il centro commerciale Le Aquile. Si tratta di un bar classico, inserito in un moderno fabbricato di recente costruzione; insomma un’anonima attività in un’anonima periferia cittadina. Poca personalità anche all’interno del bar (dove si può anche fare un break a pranzo); l’arredamento è quello tipico dei scintillanti anni 80 a Milano (puntualmente giunto in Calabria con venti anni e più di ritardo). Il punto forte dovrebbe essere la pasticceria, ma sinceramente, se l’ambiente e il servizio non sono accoglienti sfuma anche il piacere della dolcezza. Insomma un bar senza grandi ed evidenti difetti, ma anche senza una propria personalità distintiva. Unico punto nettamente a favore la posizione di grande flusso e la possibilità di trovare con facilità posteggio.

Poiché i bar, al centro di Catanzaro, erano pochi e le librerie troppe, al posto della storica libreria Mauro, diventata successivamente Arcade, campeggia ora uno dei punti vendita TIRAMISU' (gli altri esercizi sono ubicati in viale Lucrezia della Valle e a Santa Maria di Catanzaro). La posizione è eccezionale proprio di fronte la Chiesa dell'Immacolata, nel punto in cui la strada si restringe e si è quasi "obbligati" a prendere un buon caffè e un pasticcino. Anche il "titolare delle mura" è eccezionale; i locali, come tutti quelli del Palazzo della Prefettura, appartengono all'Ente Provincia; il che garantisce prezzi bassi e nessuno che si presenta il primo del mese a creare angoscia. Se si aggiunge che il Tiramisù, disponendo di un proprio laboratorio artigianale, di un'organizzazione collaudata e di una consolidata clientela, può realizzare vantaggiose economie di scala, sembra proprio un'operazione riuscita. Il locale è piccolo, ma elegante, con un paio di tavolini e un lungo bancone sulla destra con, in sequenza, la postazione dei gelati, la pasticceria/rosticceria e l'angolo caffè. Di libri, per adesso, veramente pochi, giusto quelli necessari a giustificare l'altisonante, quanto impropria denominazione di Book-cafè. Sarà poi il tempo e la difficile utenza catanzarese a decretare il successo, o meno, di questa iniziativa. Per ora registriamo che, anche in Calabria, come nel resto del mondo, l'innovazione tecnologica digitale sta dematerializzando la musica, le foto, i libri e i relativi negozi. Speriamo che non si smaterializzino anche i cannoli alla ricotta.